Home Aziende in vetrina Giancarla Grecchi, la restauratrice che ridona una seconda vita ai mobili

Giancarla Grecchi, la restauratrice che ridona una seconda vita ai mobili

da Alberto Bruzzone

di DANILO SANGUINETI

Faber. Lemma latino che ha una valenza assai più larga in campo semantico del corrispettivo italiano ‘artigiano’. Sostantivo e aggettivo significa in prima battuta fabbro e operaio, in senso lato artefice, pertanto artista: colui, o colei, che forgia, che modifica, stravolge, rivitalizza qualcosa di importante ed esteticamente rilevante.

È la prima parola che viene in mente quando ci si occupa dei lavori eseguiti dalla signora Giancarla Grecchi di Lavagna. In estrema e forzatamente imprecisa sintesi trattasi di restyling di mobili, qualcosa di meno del restauro e qualcosa di più del rifacimento che spesso fa rima con stravolgimento di pezzi unici moderni e contemporanei, quelli, come da definizione normativa, costruiti dal 1900 all’altro ieri.

Regala nuova vita a mobili considerati dagli snob dell’antiquariato degli outsider per non dire degli underdog dell’arte mobiliera, branca superiore della ebanisteria. Soprattutto non tiene per sé le sue competenze, le divide con chi vuole imparare dal vero i segreti di questa particolarissima disciplina che sta conoscendo un crescente impetuoso successo.

Una delle ragioni è sicuramente il vorticoso aumento del giro d’affari legato ai vari mercatini di antiquariato che spesso e volentieri sconfinano nel modernariato, aumento di interesse che ha favorito la conoscenza e la volontà di recupero dei mobili, anche quelli senza i quattro quarti di nobiltà conferiti da una storia pluricentenaria. Settore nel quale la Liguria è all’avanguardia: qui vivono lavorano e insegnano abili artigiani-demiurghi e notevoli insegnanti che spiegano e trasmettono al volgo e all’inclita che il mobile può essere qualcosa di più di un arredo o un funzionale addendo della propria casa.

Non è un caso che sia una donna qui nel Levante ad indicare la strada: ci vuole competenza ma anche pazienza e abilità nel districarsi tra i vari input, conciliando estetica e utilità, insomma il senso del multitasking che una donna adopera con maggior facilità e maggior frequenza rispetto all’altra metà del cielo.

È una storia complessa, non lineare, quella di Giancarla, che ha fatto altro per decenni, coltivando nei ritagli di tempo concessi dal suo incarico nelle Poste Italiane la passione per il Restyling. “È la solita storia tra dovere e piacere – ammette Giancarla – È stato importante il sostegno avuto da mio marito Antonio Filangieri che mi ha ospitato nel retrobottega (è un tecnico di elettrodomoestici, ndr) per tanti anni in attesa della mia andata a riposo. Che è stata ufficializzata ad inizio 2018. Ero pronta per aprire un negozio tutto mio, cosa avvenuta nella stessa primavera in corso Genova 136 a Lavagna. Dove ancora mi trovo, dove tengo i lavori fatti, quelli da fare, il laboratorio che ospita i corsi, sia per principianti che per ‘pratici’ che sono parte integrante fondamentale della mia attività”.

I clienti non mancano, gli entusiasti che vogliono apprendere neppure, se c’è un problema è sulla reperibilità della materia prima. “Perché viviamo nell’epoca nella quale si butta via ciò che viene definito superato e per superato spesso si intende ciò che ha più di pochi mesi di utilizzo. I mobili in particolare vanno bene dal Diciannovesimo secolo all’indietro, altrimenti si accettano solo se ancora freschi di colla. In mezzo c’è un secolo intero, il ventesimo, negletto con decine anzi centinaia di modelli e tipi di arredamento solidi, versatili, spesso eleganti nel loro minimalismo affatto sciatto”.

L’analisi di De Ferrari capovolge i corni del dilemma sul riciclo degli oggetti non assimilabili alle principali categorie. Nell’indifferenziata spesso finiscono tesori, classificati con lo spiccio termine di ‘ingombranti’ alcuni pezzi meritevoli di salvezza. “Chi come noi si occupa del restyling si confronta quotidianamente con le ditte adibite alla raccolta dei rifiuti. I contratti sottoscritti con le varie amministrazioni provinciali e comunali non brillano per la loro flessibilità”.

Siamo in Italia: gli incontri tra volenterosi privati e lo stato spesso si tramutano in scontri. La cronica lentezza ad adeguarsi degli enti pubblici viaggia tra il proverbiale e il mitico. La reazione a situazione non previste espressamente si risolve spesso in una chiusura a riccio. Per fortuna che dall’altra parte ci sono persone pazienti e tenaci: “Io e mio marito abbiamo parlato con gli operai delle ditte che operano nel Tigullio. Da qualche parte, tipo Chiavari, le ‘trattative’ non sono approdate a nulla, la controparte era spiacente ma aveva le mani legate. Altrove, penso alla nostra Lavagna ma anche a Sestri, abbiamo trovato un punto di incontro: ci siamo fatti conoscere e specificato quale era la destinazione, ci hanno concesso di scegliere i pezzi che riteniamo adatti alla bisogna”.

Il che, si badi bene, è un vantaggio per ciascuna delle parti interessate: le ditte non sono defraudate ne mancano ai loro doveri, prelevano l’ingombrante e lo portano al punto di raccolta convenuto, l’oggetto che dovrebbe essere ‘smaltito’, viene invece riciclato, ossia pulito e rimesso in circolazione senza che ci sia l’intervento di compattatori, bruciatori e altri mezzi di distruzione di quanto era stato scartato che avrebbero comunque richiesto fatica e consumato energia.

La riconversione a costo ambientale zero, una tipica situazione win-win. “Infatti in cima alla lista dei miei sogni metto la conclusione di un accordo che regolarizzi lo scambio: mi piacerebbe incontrare i sindaci o quantomeno gli assessori competenti per inaugurare un progetto che preveda il nostro utilizzo in qualità di ‘assistenti riciclatori’ che si prendono cura dei mobili e gli altri oggetti di arredamento”.

In attesa che nei palazzi comunale salti fuori chi ha un briciolo di inventiva Giancarla Grecchi si garantisce altre fonti di ‘rifornimento’. “Ci sono i ‘mercatini del riuso’. Vado in giro per il Nord Italia e partecipa a questi eventi dove le persone portano i loro vecchi mobili, elettrodomestici, utensili, casalinghi e li scambiano o vendono a chi è interessato”.

Nei periodi di magra la permuta va forte. E poi c’è il valore aggiunto: la bellezza dei restauri, pardon restyling di mobili che non solo tornano a brillare, con una nuova ‘livrea’ acquistano una valenza estetica che in pochi in precedenza erano in grado di immaginare. E tanti, una volta che si accorgono di cosa sa fare la signora Giancarla, tornano alle loro cantine, ai loro garage e fanno saltare fuori di tutto, dalla panca alla poltrona passando per il canterano e il finto trumeau.

“La terza fonte alla quale ci approvvigioniamo è la nostalgia. Chi non si priva di un letto della sua infanzia o chi non vuole staccarsi da un oggetto che li ricorda momenti felici. In ogni caso si accorge che quel mobile gettato in un angolo della casa e della memoria potrebbe ancora venire utile. E me lo porta. Debbo dire che negli ultimi due anni questo flusso di incarichi sta diventando preponderante. Anche per questo posso dire che gli affari vanno bene, il trend è sicuramente positivo”.

Non solo portano, riprendono o acquistano altri pezzi trattati da Giancarla, vogliono pure imparare a farlo per conto proprio. “Tengo almeno due corsi a settimana, e penso che dovrò aumentare frequenza e numero massimo di iscrizioni perché ho richieste da ogni parte del Levante”. Lezioni che non sono complicate. “No, tutti possono imparare, certo ci vuole un po’ di manualità e fantasia”.

Un viaggio tra cere, collanti, sgrassatori e chalk paint, quest’ultima è la vernice al gesso, fondamentale per il recupero del legno. “Quando si sa come usarla il più è fatto. Almeno per quanto riguarda il restyling”. Pare di intuire che si possa fare altro. “Vero. C’è l’arte della ‘Patina Antica’. Prendere questi pezzi di arredamenti novecenteschi e farli diventare ‘come se’ fossero dei decori Luigi XVI o una cassapanca rinascimentale”.

Altro che bricolage, qui siamo all’inganno magistrale. “Naturalmente l’operazione di contraffazione deve essere dichiarata. I risultati spesso sono entusiasmanti. Io e mio marito abbiamo provato, quasi per gioco, poi ci siamo accorti che c’era un grande interesse per la Patina Antica, la tecnica che imita la polvere del tempo”.

Oltre a simulare la patina dei secoli Grecchi&Filangieri hanno un altro asso nella manica. “Siamo diventati fornitori per la zona della Magic Paint, la pittura incantata che va bene per ogni tipo di restyling del mobile. Il settore sta vivendo un periodo di impetuosa espansione. Io giro poco sui social ma quando uso la parola ‘Magic Paint’ non ho problemi a trovare persone che condividono questo interesse. Su Facebook la pagina dedicata a questi tipi di vernice ha 160mila iscritti, tanto per dare un’idea dell’ampiezza del fenomeno”.

Siamo in zona Shabby Chic, l’arte di prendere pezzi di arredamento pacchiano e farli diventare dei singoli oggetti di eleganza indiscutibile. Applausi per Giancarla Grecchi, e il fido coniuge Antonio Filangieri. Avere la capacità di prendere un vecchio canterano e farlo sembrare un ‘Maggiolini’ o una sedia che non ce la faceva a reggere nemmeno il proprio gatto e sistemarla come se fosse una Savonarola che ha ingannato il calendario. Un imbroglio a fine di bene. Oltre alla meritevole volontà di far conoscere una generazione di mobilieri che sapevano come fare il loro mestiere, veri Donatello degli incastri a coda di rondine. Si inganna il tempo o almeno se ne stravolge la direttrice. Una macchina per spaziare da passato a futuro che costa meno di una DeLorean perché come carburante ha l’immaginazione.

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