Home Aziende in vetrina Il ‘miracolo’ della Hi-Lex di Chiavari: da azienda decotta nel 2016 al brillante futuro: 260 dipendenti e 60 milioni di fatturato annui

Il ‘miracolo’ della Hi-Lex di Chiavari: da azienda decotta nel 2016 al brillante futuro: 260 dipendenti e 60 milioni di fatturato annui

da Alberto Bruzzone

di DANILO SANGUINETI

Che ci fa un’industria a Chiavari, nota come la capitale del commercio, disposta al massimo ad evolversi verso il terziario avanzato, dimentica persino dei suoi artigiani e di un glorioso passato manifatturiero? La risposta in un unico nome di valenza e successo tali da inorgoglire la capitale più morale che fattuale del Tigullio: Hi-Lex. Contro-intuitivamente l’acronimo giapponese non inglese perché il primo motore per niente immobile che diede via alla corporation con sedi e interessi in cinque continenti venne assemblato 76 anni fa nella Terra del Levante. Che è poi lo stesso orientamento topografico che contraddistingue questa parte di Liguria.

Nessuna preferenza invece nel business plan di Hi-Lex. Lo sguardo è rivolto a entrambe le longitudini, il management è un’affascinante miscela del meglio delle culture imprenditoriali, un esperimento perfettamente riuscito che ancora oggi costituisce un segno distintivo di un’azienda capace di imprese notevoli tipo ‘risollevare dal baratro dove era sprofondata e portare a nuove eccellenze in soli sei anni la fabbrica un tempo prospera sotto il nome Lames’.

Che sotto la piana di Sampierdicanne scorresse un fiume di conoscenze e professionalità era forse intuibile; che si potesse e si volesse portarla alla luce occorreva una società ‘Jap’ sino al midollo per il rigore dell’impegno, ‘Western’ nella adattabilità e ‘BelPaese doc’ nell’inventiva. Un po’ come il filone aurifero che attende nel ventre della terra: in molti lo sognano, alcuni lo fiutano, ma solo i minatori esperti sanno come fare per individuarlo e soprattutto estrarlo. Tenendo conto che un decennio fa era generale convinzione che in via San Rufino fosse rimasta solo un po’ di polvere gialla e tanta tanta pirite, l’oro degli sciocchi.

Sorride Paolo Pajardi, ceo di Hi-Lex Italy – il ramo nostrano della multinazionale è condensato nella sede e negli stabilimenti chiavaresi – quando lui e il suo team vengono paragonati a un’infallibile squadra di scova-pepite. “Un’immagine che può anche starci. Quando abbiamo acquisito, sei anni orsono, l’azienda che produceva alzacristalli per i modelli di diverse case automobilistiche, eravamo convinti che il suo potenziale fosse notevole e non del tutto espresso. Il tempo ha dato ragione a noi e non agli scettici”.

Nell’analisi del top manager è omessa la situazione preoccupante nella quale versava Lames spa a inizio 2016. In atto un concordato preventivo, la prospettiva di chiudere i battenti non era campata in aria, nella migliore delle ipotesi si parlava di delocalizzazione, di tagli al personale e alla dotazione, di riconversione dello stabilimento in altri campi o settori. Insomma la storia della fabbrica fondata nel 1931 poteva interrompersi bruscamente. Non fu così, e soprattutto non fu una mera manovra di sopravvivenza per tenere in piedi una ditta decotta.

Hi-Lex Italy ha visto e rilanciato al tavolo dell’automotive dove siedono giocatori che sono ossi duri, alcuni con mezzi e disponibilità economiche preoccupanti. Il terreno perduto è in via di recupero, ogni anno fa registrare un passo avanti, nelle finanze come nei progetti. “Voglio essere estremamente chiaro: Hi-Lex Italy ha cancellato le nubi che gravavano sul suo orizzonte, è uscita da una fase di sofferenza dovuta alla congiuntura attuale, la più complicata dall’inizio del millennio, e sta rapidamente riprendendosi le quote di mercato che erano sue dieci anni fa. D’altra parte è comprensibile che la risalita debba essere graduale. Ciò che conta è che rispetto al 2020, diciamo da prima dello scoppio della pandemia, siamo in crescita, notevole aggiungerei e che potremmo colmare la differenza in meno tempo di quanto preventivato”.

L’asciutta valutazione del dottor Pajardi prova a nascondere l’orgoglio per l’impresa che può dirsi compiuta. “Nel settore automobilistico dieci anni, dal 2012 ad oggi equivalgono a due ere geologiche. I cambiamenti sono stati epocali, gli effetti si cominciano a vedere solo ora, a breve ce ne saranno altri ancora più sostanziali. La prima sfida, vinta, era rimettersi al passo. La seconda, direi centrata anche questa, era quella di diversificare: i tempi nei quali specializzarsi in un componente specifico per uno specifico modello era sufficiente sono passati per sempre. I tipi di vettura che si vendevano a milioni di esemplari non esistono più. Le centinaia di migliaia di Panda o Uno vendute in decine di paesi dalla Fiat appartengono alla storia. Ne consegue che non ci si può affidare a una o due case sia pure prestigiose e adagiarsi sulla produzione di un dato alzacristalli o su un finestrino sia pure se elaborati e all’avanguardia”.

Ecco quindi che a rapporti consolidati come quelli con Bmw e Stellantis sono stati affiancati incarichi ricevuti da Audi, Jeep e altre case dai nomi roboanti. La filiale italiana insomma è membro di spicco della corporation leader nella fornitura di alzacristalli, moduli porta e cavi di controllo per l’industria automobilistica.

Venne fondata nel 1946 a Takarazuka. Oggi ha 13mila dipendenti in tutto il mondo divisi in oltre 50 stabilimenti. A Sampierdicanne ci sono 260 dipendenti e un fatturato di oltre 60 milioni di euro. Qui vengono assemblati alzacristalli elettrici e moduli porta per alcune tra le più importanti aziende del settore automotive: Alfa Romeo, Audi, Bmw, Ferrari, Fiat, Jeep, Lamborghini, Lancia, Maserati. La creazione è a 360 gradi: chi lavora con le mani e chi con la mente. Il reparto di ricerca e sviluppo all’avanguardia ha consentito ad Hi-Lex Italy di depositare numerosi brevetti.

Nel comparto ‘frameless’, ovvero i finestrini senza telaio nella parte superiore, tecnologia che trova applicazione principalmente nelle vetture sportive, Hi-Lex Italy è tra i leader mondiali del mercato. E produrre in tutto mondo significa ottenere riconoscimenti in tutto il mondo. Pochi giorni fa nello stabilimento di Chiavari si è tenuto il ‘Global technology exchange meeting’, un appuntamento strategico per la multinazionale. I rappresentanti delle altre sedi di Hi-Lex nel mondo hanno visitato lo stabilimento di Chiavari per la prima volta dall’acquisizione del 2016. Il Ceo Pajardi si appunta il fiore all’occhiello. “Qui abbiamo delle competenze specifiche non comuni grazie alle quali riusciamo ad attrarre clienti che producono vetture di altissima gamma. I nostri colleghi stranieri sono particolarmente interessati a questo aspetto”.

Con la mentalità tipica di chi è sempre un passo avanti l’amministratore fa uscire altri due jolly dal mazzo. “In quest’occasione abbiamo annunciato un importante intervento legato all’autosufficienza energetica, tema quanto mai attuale e rilevante per non perdere competitività sul mercato. Siamo infatti alle fasi conclusive di uno studio di fattibilità progettuale per l’installazione sui tetti dello stabilimento di pannelli solari che andranno a coprire fino al 50% del fabbisogno energetico dell’azienda. Diventare carbon free è uno dei nostri obiettivi”. Bene e poi con il secondo obiettivo, per il Levante pure meglio: “Abbiamo mantenuto quanto promesso al momento del nostro ingresso. L’85% dei dipendenti è della zona. Il rapporto con il territorio, anche quando pensi e lavori per il mondo, non deve mai essere trascurato. Questo dato è importante e ce n’è un altro che perseguiamo con altrettanta cura. Le donne sono il 50% circa del personale. E la tendenza è ad aumentare”.

Niente quote ma ‘metà rosa’ per la Hi-Lex Italy. “Una politica che ha poco a che fare con l’obbligo imposto dallo stato. Le nostre ragazze sono competenti, hanno pieno diritto a pari riconoscimenti. Certo non dimentichiamo che molte di loro sono anche madri, sorelle o figlie ed hanno degli impegni familiari. Per questo è molto importante il discorso che abbiamo intavolato con le varie amministrazioni per strutturare particolari linee del trasporto pubblico, comunale e metropolitano in modo da avere orari che consentano alle nostre impiegate di ottimizzare il trasferimento dalle loro case al luogo di lavoro e viceversa”.

Per farlo bisogna che lo Stato e gli Enti Locali siano ricettivi. “Lo sono, il nostro rapporto con il Comune di Chiavari, per esempio, è ottimo”. Impossibile a questo punto essere scettici. Hi-Lex ce la sta facendo. Chiavari non sarà condannata a essere nei secoli: “il Paradiso del Terziario” (non francescano). In via San Rufino 29 sono chiamate a raccolta le menti fertili e le migliori energie del luogo. Il laboratorio di idee, la fucina di progetti, la fabbrica-modello che si destreggia tra green deal e no-gender gap: tre anime in un solo corpo. Nella Terra che appariva Desolata è emerso qualcosa di differente. All’ombra del Monte di Portofino nessun biancheggiare delle ossa degli ‘annegati’. Non sommersi ma salvati dal Sole Rosso.

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