Home SportCiclismo Luca Raggio ai titoli di coda: “Lascio il ciclismo professionistico, ma mi rivedrete presto in altri interessanti progetti”

Luca Raggio ai titoli di coda: “Lascio il ciclismo professionistico, ma mi rivedrete presto in altri interessanti progetti”

da Alberto Bruzzone

di DANILO SANGUINETI

Parafrasando Nietzsche, “Quando non si può più splendidamente gareggiare è meglio splendidamente appendere la bicicletta al chiodo”. Proprio quello che ha deciso di fare Luca Raggio: a neppure 26 anni, con una carriera professionistica in corso d’opera, ha deciso che era giunto il momento di smettere. Una risoluzione non facile da prendere, ma una volta presa è stata portata a termine senza esitazioni.

Non esce dal ciclismo, solo cambia orientamenti e intenti. La Liguria perde uno dei pochi professionisti rimastigli, l’unico del Levante, per la precisione di Coreglia Ligure. Si interrompe prima del termine imposto dall’età (compirà 26 anni il 26 marzo) una carriera che era iniziata sotto i crismi del campione e che lo aveva portato dopo dieci anni di continui successi nella top class, quella dei Pro. Cresciuto con i colori del G.S. Levante, messosi in luce come passista-scalatore, ha indossato anche la maglia dell’U.C. Casano Overall.

Nel 2016 la Viris Maserati di Vigevano lo sceglie per quello che è un vero e proprio top team tra i dilettanti. Il salto di qualità nel 2017: in primavera vince il Giro della Provincia di Biella e il Trofeo Matteotti, si piazza decimo al Giro d’Italia Under 23, secondo tra gli atleti italiani. Davide Cassani, commissario tecnico della Nazionale, lo sceglie per la squadra che partecipa al Tour of the Alps, il vecchio Giro del Trentino.

Luca è oramai uno dei nomi più in vista nella categoria Under 23, che è l’anticamera del professionismo. Ad appena 22 anni (è nato il 26 marzo 1995) gli arriva la proposta tanto attesa: la Wilier Triestina-Selle Italia gli propone un biennale. Nel 2019 sempre con il team ora sponsorizzato Vini Zabum e poi Neri Sottoli. Una partecipazione alla Milano-Sanremo e validi piazzamenti come un secondo posto al Giro del Taiyuan, in Cina.

Il 2020 si apre con una novità gradita, la firma con la D’Amico Um Tools e una sgraditissima constatazione: la pandemia non risparmia il ciclismo. Luca rivive l’ultimo anno pieno di ombre: “Abbiamo dovuto fermarci proprio quando partivano le prime gare di valore internazionale. La ripresa, faticosa, solo in estate. Per rispettare il protocollo dovevamo sottoporci a tamponi ogni settimana, la società aveva trovato un laboratorio ad Ancona. Almeno una volta alla settimana, spesso due, si doveva partire per le Marche ed attendere l’esito. Poi il club decise che non potevamo fare il ritiro pre-gare in quota perché era troppo ‘pericoloso’, c’erano un sacco di precauzioni da osservare. Tra atleti decidemmo di fare qualcosa per conto nostro, andando in ritiro in montagna a gruppetti. In autunno le cose non sono migliorate, anzi. E le previsioni per la stagione entrante non erano buone. Mi sono messo alla ricerca di una squadra, avevo anche trovato un contratto. Il guaio è che le squadre World Tour avevano già chiesto i pass per ogni gara del calendario. Nella squadra Continental dove avrei militato ci sarebbero stati pochi, pochissimi posti per le squadre che contano. È subentrato lo sconforto, mi sono reso conto che stavo smarrendo l’entusiasmo”.

Una cosa inconcepibile per uno che ci aveva sempre creduto. “Esatto, se non credi in quello che fai, perché lo fai? Ho riflettuto per lunghi giorni, tra dicembre e gennaio, poi a metà del mese scorso ho rotto gli indugi e sono uscito da quella porta. Ma mi sono guardato dietro, e ho capito che non volevo lasciare questo mondo, solo c’era da affrontare la sfida da un altro lato”.

Ha voluto annunciarlo pubblicamente con un post sulla sua pagina Facebook. “Difficile trovare una foto o le parole che racchiudano un capitolo di vita che finisce. Difficile dire e spiegare a me stesso che da domani tutto cambierà… Addio fatiche immense, addio giornate intere su una sella, addio gare e allenamenti contro vento, al freddo più spietato, al caldo cocente, sotto pioggia infinita, addio viaggi interminabili, addio mal di gambe, addio sogni  irrealizzabili per cui ho sempre lottato ciecamente senza chiedermi come sarebbe andata a finire. Eppure eccomi qua, ai titoli di coda, al colpo di reni di questi anni in cui il ciclismo mi ha cullato nella sua magia. Per tanti che mi conoscono potrà sembrare una doccia fredda, per altri magari era così che sarebbe dovuta andare. Io non lo so se tutto questo è mai stato alla mia altezza o se sarebbe potuto esserlo, non ci ho mai pensato e mai ci penserò, con ogni maglia che ho indossato e con ogni numero sulla schiena ho dato sempre il meglio di me e in silenzio ho lavorato sempre per migliorarmi il più possibile”.

E via con altre rivelazioni. “È davvero difficile riuscire a spiegare quanto in certi momenti sia stato complicato per me mettere in gioco ogni parte di me e non vedere una luce, eppure ho sempre continuato cercando di colmare ogni lacuna che mi si presentava. Ad ogni passo falso mi sono alzato sempre più determinato. Chi mi conosce lo sa. Mille motivazioni possono avermi portato a questa conclusione, ma vi assicuro che è stato un viaggio meraviglioso, sono fiero e orgoglioso di tutto ciò che ho fatto di buono per me e spero anche per gli altri, ho conosciuto persone fantastiche e a cui non potrò mai smettere di dire grazie per avermi sopportato, supportato, incitato, migliorato, compreso. Grazie davvero. Ci tenevo a ringraziare in particolare le persone che più di tutte mi hanno dato la forza di vivere questo sogno, la mia ragazza, la mia famiglia, i miei amici d’allenamento, Luca e Leonardo che hanno lavorato per me e con me giorno dopo giorno. Ed infine grazie a tutto il Tigullio e la Val Fontanabuona, in cui abito. Aver riportato il professionismo in questa zona dopo 70 anni è per me motivo di grande orgoglio. Ed ora? Un nuovo inizio, nuovi progetti, nuove sfide, nuovi sogni! A presto”.

Su una sola cosa l’ex pro di Coreglia non è stato sincero. Non per reticenza, solo per la naturale prudenza tipica del personaggio. Raggio, da saggio ‘montanaro’, ha già tracciato il suo futuro riservandosi non una ma ben tre vie d’uscita. “Beh, lo ammetto, soppesando i pro e i contro mi ha aiutato molto la consapevolezza che avevo di fronte delle concrete ipotesi di lavori. Ho iniziato gli studi per diventare direttore sportivo di squadre ciclistiche. Sono tre livelli, l’ultimo dei quali consente di guidare team professionistici di ogni circuito. Entro l’anno dovrei sostenere l’esame finale. Un patentino che apre molte porte e inoltre ti dà una preparazione ampia e che può essere usata in campi diversi. Poi c’è il proposito di intraprendere il corso di laurea in scienze motorie. Nel frattempo potrei collaborare con l’amico Piepoli: l’ex campione mi ha proposto di dargli una mano nella conduzione del suo team”.

Sarebbe tantissimo. C’è ancora di più. E proprio la settimana scorsa il vulcanico Luca ha rivelato di che cosa si tratta. “Ho seguito un corso di bio-meccanica. In collaborazione con BioMoto Ita di Chiavari lancio il Pro Training Lab. Un progetto che si baserà sulla preparazione atletica e analisi biomeccanica collegate al ciclismo. Tutto questo per valorizzare, per quanto mi sia possibile, lo sport e il ciclismo visto sotto l’aspetto delle prestazioni. Parto da zero ma con la stessa grinta e determinazione che ho messo sui pedali per tanti anni, sono pronto a tutto questo e disponibile per chiunque sia interessato a essere seguito o aiutato in ogni minimo dettaglio. Per me tutto questo è una scommessa e un obiettivo da raggiungere”. Un altra vetta, un altro traguardo, e di nuovo il proposito di tagliarlo a mani alzate.

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